Mio intento principale è quello di adoperarmi e collaborare per l'edificazione di una
"scuola della società", che chiami tutti i soggetti coinvolti nel processo educativo e
formativo ciascuno con le proprie specifiche responsabilità, in un sereno clima d'interazione e
di collaborazione. Una scuola, pertanto, "partecipata" che raccolga e coniughi due sfide: quella di
rendere effettivo l'esercizio dei diritti-doveri propri di ciascun soggetto e quello di amalgamarne le
esigenze per potenziare le possibilità concrete di realizzazione di un piano formativo comune,
condiviso e attuabile sia dentro la scuola che fuori: nelle famiglie, nei gruppi giovanili, nel
territorio locale. Realizzare una circolarità tra le tre finalità principali della
scuola: istruire, educare e socializzare, è criterio fondamentale per una scuola aggiornata e
moderna, che pone al centro non solo la formazione globale della persona, ma la orienti, grazie
all'esperienza nella comunità scolastica, ad una nuova relazionalità fortemente
radicata nei valori civili ed aperta al "sociale". La scuola deve poter rappresentare la garanzia
della stabilità e dello sviluppo di un ambiente culturale, che è, pertanto, garanzia
della continuità e della progressività della coscienza culturale e civile del corpo
sociale. Essa salva la tradizione per le nuove generazioni, ma a queste offre i mezzi che rendono
loro possibile un incessante progredire; assicura l'organicità della cultura, ma insieme
l'apre a nuovi orizzonti. Dove non viene più richiesto alla scuola di formare le forze nuove,
destinate al progresso della vita, la scuola langue e, perduta la sua funzione e la sua
eticità sociale, si consuma e s'inaridisce in finalità false ed ingannevoli. La scuola
campana deve poter accrescere e valorizzare il capitale umano della nostra Regione, deve poter essere
portatrice di cultura, che è poi la coscienza che si ha della vita e della storia, della
realtà da cui si è circondati e in cui si opera, delle forze di cui si dispone, degli
orizzonti nuovi che si aprono. Solo in tal modo potremo sperare di aprirci ad un futuro di
progresso.
L'azione educativa deve, quindi, innanzitutto tendere a ridurre il disagio e promuovere il successo
formativo. Pertanto, non è più possibile una delega ad alcuno dell'investimento
educativo che deve diventare, invece, scelta politica di un'intera società che sia
educante.
A questo scopo può giocare un ruolo decisivo una strategia educativa integrata che veda
insieme tutte le istituzioni: famiglia, scuola, ente locale, associazionismo e mass media.
Il sistema educativo, in tal modo, assume una connotazione nuova e diversa dal passato perché
deve essere inteso come insieme di parti considerate nella loro globalità. La pluralità
degli attori e delle agenzie coinvolte deve poter entrare in un'organizzazione reticolare, in una
configurazione policentrica in cui le componenti sono in costante relazione e in continuo
interscambio tra loro. L'ambiente educativo rappresenta, quindi, un nodo del tessuto sociale, il
quale è in relazione naturale e continua con gli altri e tra i quali esiste comunicazione,
confronto e arricchimento reciproco. In tal modo, il contesto, nel senso generale del termine,
diventa una categoria pedagogica fondamentale. In un sistema educativo, alla complessità
sociale è necessario rispondere con la complessità integrata. La formazione del giovane
non si esaurisce né nella scuola come luogo sociale né nella scuola come trasmettitrice
di quei contenuti che sono l'oggetto della cultura scolastica.
La lotta al disagio che è prima di tutto una lotta per l'identità da parte delle
ragazze e dei ragazzi, esige anche il rilancio della funzione educativa della famiglia e della scuola
e comporta non solo un'azione a livello di cultura sociale, ma anche un'azione da parte dello Stato,
in tutti i suoi segmenti centrali e periferici, tesa a dare alle famiglie ed alla scuola i necessari
supporti economici, organizzativi e culturali. In molti casi le istituzioni educative tradizionali
risultano perdenti: la famiglia tende a delegare ad altre agenzie l'educazione; la scuola, a volte,
dimentica che essa non è nata per fornire solo competenze professionali, ma per essere "luogo
d'istruzione e d'educazione".
Il rilancio del ruolo educativo di scuola e famiglia è necessario per poter realizzare il
sistema educativo integrato. Sistema che non è pensabile senza la presenza educativa forte e
sinergica di queste due istituzioni, né tanto meno come un luogo dove avviene una sorta di
divisione del lavoro tra le varie agenzie educative, riservando magari alla famiglia il ruolo della
formazione etico-affettiva, alla scuola l'istruzione, all'ente locale la garanzia della libera
espressione culturale. È oltremodo opportuno considerare che ogni agenzia svolge un intervento
unitario sulla persona che tocca tutte le dimensioni dell'essere umano. Il sistema, pertanto, deve
trovare la sua coerenza non nella divisione del lavoro, ma nella condivisione di alcuni valori e,
quindi, di alcuni obiettivi educativi di fondo.
La cultura educativa deve, inoltre, rimettere al centro la metacomunicazione, ovvero la relazione
esistenziale tra giovani e adulti. È, infatti, all'interno di questa relazione che transitano
i valori e i presupposti che orientano la mediazione della persona umana con le realtà
materiali e mentali.
La cultura che fornisce al giovane il programma/progetto per farsi uomo è, dunque, un insieme
estremamente vasto, è il patrimonio di testi e di codici in cui si esprimono la concezione del
mondo, il sistema dei valori, le opinioni, le credenze e le modalità d'organizzazione interna
della società. Essa, pertanto, non è solo un insieme di informazioni, contenuti e
programmi, ma anche un orientamento e uno stile di vita. Primo fra tutti quello concernente il retto
agire sociale, il sentimento e la pratica della legalità. Legalità, che viene intesa
comunemente come rispetto della legge, ma per l'educatore essa è una qualità dell'animo
e dell'intelligenza, che introietta come assoluto e insieme relativo quel bene insostituibile che
è la legge, non solo quella dello Stato, ma quella di ogni gruppo umano che sappia darsi
criteri, norme e regole necessarie al bene comune. La tematica dell'Educazione alla Legalità
è, dunque, più complessa della semplice conoscenza e del rispetto la legge. Al mondo
dell'educazione/formazione/istruzione interessa che un comportamento sia giusto, cioè
ossequioso della legge, ma che sia innanzitutto morale, ossia ispirato ai motivi che rendono la legge
degna di rispetto.
Diceva Molière che se i disonesti sapessero quanto si guadagna ad essere onesti, sarebbero
onesti per disonestà. Questa arguta e gustosa battuta ci fa comprendere che l'onestà
scaturisce anche dall'informazione e dalla conoscenza e che, dunque, si può conquistare anche,
e soprattutto, attraverso l'educazione.
Quanto delineato significa che il sistema educativo deve essere costruito a livello
culturale-educativo, ma anche a livello politico e organizzativo.
A livello politico, l'Ente Locale deve ancor più rappresentare il promotore del raccordo tra
le risorse educative presenti nel territorio rivestendo, in tal modo, il ruolo di promotore nella
costruzione del sistema educativo integrato.
È bene sottolineare che questo sistema non deve, necessariamente, prevedere una sorta di
omogeneità culturale ed educativa tra i suoi membri. Il pluralismo, e, quindi, l'espressione
codificata della diversità, è una risorsa che non deve essere sprecata
nell'inseguimento di una inumana unanimità culturale. Il sistema educativo deve far convivere
la diversità come fonte di ricchezza nell'orizzonte esistenziale umano. L'unità del
sistema avviene a livello di macro obiettivi e dei comuni valori democratici tipici della nostra
Costituzione.
A livello organizzativo, mi sento di condividere solo parzialmente il pensiero del sociologo Max
Weber che ha coniato il termine "burocrazia" per indicare un tipo d'organizzazione formale in cui
l'impersonalità e la razionalità sono sviluppate al massimo grado. Egli, infatti,
concepiva la burocrazia come la forma più efficiente di organizzazione sociale, perché
freddamente logica e non impacciata da rapporti personalizzati e da considerazioni irrazionali ed
emotive. L'universo scolastico, infatti, presenta un così variegato panorama di situazioni,
che i parametri di riferimento devono potersi flettere a seconda delle varie condizioni
d'applicazione, pur sempre rispettando, in modo rigoroso, il dettato legislativo.
Bisogna, inoltre, adoperarsi, affinché l'apparato burocratico possa essere fornito di tutti
gli strumenti necessari al suo agire sereno, efficiente ed efficace. Sarà mia cura, infatti,
adoperarmi, con ogni mia energia e senza risparmio, al fine di fornire a tutti coloro che prestano la
loro opera negli uffici amministrativi strutture, sia esse logistiche sia esse informatiche sia esse
di supporto alle decisioni, tali da razionalizzare, velocizzare e semplificare le prassi
amministrative, onde evitare inceppi, ritardi, omissioni. Che, se avvenuti in passato, non sono certo
da addebitarsi a scarsa professionalità degli addetti, bensì alle condizioni, spesso
disumane, in cui si sono trovati ad operare.
Per poter raggiungere le finalità che ho descritto sono fondamentali il concorso e la
convergenza del mondo della scuola e quello della società civile, oltre che quello essenziale
del personale dell'Amministrazione scolastica. Pertanto il mio appello è rivolto agli
studenti, ai dirigenti scolastici, ai docenti, al personale A.T.A., alle famiglie, al personale della
Direzione Generale e dei CSA, agli EE.LL., alle forze politiche, alle organizzazioni sindacali, al
mondo imprenditoriale, alla Chiesa, alle Forze dell'Ordine, al privato sociale, al volontariato, alle
organizzazioni studentesche.
Auguro a tutti buon lavoro!
IL DIRETTORE GENERALE Alberto Bottino
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